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Il Caproni Ca.100, soprannominato Caproncino, era un aereo da turismo, usato anche come aereo da addestramento, biplano, in configurazione sesquiplana invertita, monomotore e biposto sviluppato in numerose versioni dall'azienda aeronautica italiana Aeronautica Caproni negli anni trenta e prodotto su licenza anche dalla Cantieri Aeronautici Bergamaschi (CAB), sussidiaria della Caproni, dalla divisione aeronautica della Breda, dall'Aeronautica Macchi, che curò soprattutto la versione idrovolante, e dalla Compagnia Nazionale Aeronautica (CNA).[1]

Caproni Ca.100
Un Ca.100 Idro ancora in condizioni di volo, presso l'AeroclubComo
Descrizione
Tipoaereo da turismo
aereo da addestramento
Equipaggio2 (pilota ed istruttore)
Costruttore Aeronautica Caproni
CAB
Breda
Aeronautica Macchi
CNA
Data primo volotardo 1928
Esemplari677
Costo unitario£. 72 500 (1938)
Dimensioni e pesi
Lunghezza7,30 m
Apertura alare10,00 m
Altezza2,73 m
Superficie alare24,44 m²
Peso a vuoto500 kg
Peso carico760 kg
Capacità combustibile125 L
Propulsione
MotoreColombo S.63
Potenza130 CV (96 kW)
Prestazioni
Velocità max180 km/h
Velocità di stallo75 km/h
Velocità di salitaa 3 000 m in 25 min
Corsa di decollo110 m
Autonomia600 km
Tangenza4 500 m
Notele prestazioni cambiavano in relazione alla diversa motorizzazione adottata

i dati sono estratti da Dimensione Cielo, Aerei Italiani nella 2ª Guerra Mondiale Vol.10, Scuola-Collegamento[1]

voci di aerei militari presenti su Wikipedia
Il generale Valle su un Caproni Ca.100 con motore Walter NZ-85 in visita alla IV Brigata Aerea da bombardamento, Ferrara.
Il generale Valle su un Caproni Ca.100 con motore Walter NZ-85 in visita alla IV Brigata Aerea da bombardamento, Ferrara.
Un Caproni Ca.100 restaurato.
Un Caproni Ca.100 restaurato.
Il Ca.100 idro donato dall'Aero Club Como alla famiglia Caproni e oggi esposto al Museo dell'aeronautica Gianni Caproni di Trento.
Il Ca.100 idro donato dall'Aero Club Como alla famiglia Caproni e oggi esposto al Museo dell'aeronautica Gianni Caproni di Trento.

Il Ca.100, grazie alla facilità di manutenzione ed alle doti di manovrabilità, rimase per molti anni nelle scuole di volo civili e della Regia Aeronautica e ancora impiegato da proprietari sino a oggi.


Storia del progetto


La concezione del Ca.100 è direttamente conducibile al desiderio di Italo Balbo, allora ministro dell'aviazione, di promuovere la cultura aeronautica di massa con conseguente sviluppo dell'aeronautica da turismo. In quest'ottica nel gennaio 1928 il Ministero dell'aeronautica emise una specifica per la realizzazione di un velivolo leggero da utilizzarsi nel ruolo di addestratore basico per le scuole di volo, ad esempio la Reale Unione Nazionale Aeronautica (RUNA), come aereo da collegamento e da turismo. Al bando di concorso parteciparono la quasi totalità delle aziende di produzione aeronautica del territorio nazionale che presentarono il loro prototipo nelle prove comparative del febbraio 1929. Alla fine furono ben dieci i progetti che vennero ritenuti all'altezza dei requisiti richiesti, sviluppati dalla Ansaldo, poi realizzata dalla Fiat Aviazione, dalla divisione aeronautica della Ernesto Breda, dalla Cantieri Aeronautici Bergamaschi, azienda del gruppo Caproni, dalla divisione aeronautica della Cantieri Riuniti dell'Adriatico, dalla Caproni stessa, dalla Meridionali (IMAM), dall'Aeronautica Macchi, dalla S.A. Piaggio & C. e dalla Piero Magni aviazione.[2]

La Caproni decide di sviluppare non un progetto completamente nuovo ma rielaborare il britannico de Havilland DH.60 Moth del quale l'azienda italiana aveva acquistato la licenza di produzione con il permesso di introdurre qualche modifica. Al progetto della cellula originale venne abbinata una velatura sesquiplana invertita, una caratteristica distintiva già adottata dalla Aeronautica Caproni nel bombardiere Ca.73 progettato da Rodolfo Verduzio, più altre modifiche al disegno dell'impennaggio. Per il resto sia la tecnica costruttiva, con struttura lignea ricoperta dal tela tela verniciata, che l'aspetto generale del nuovo Ca.100, rimase quello del modello da cui derivava, tanto che il "Caproncino", quando tra i numerosi motori a disposizione montava i britannici Cirrus o de Havilland Gipsy, ne era quasi indistinguibile se non per la particolare configurazione alare.

Il prototipo, immatricolato con marche militari MM.110, venne portato in volo per la prima volta negli ultimi mesi del 1928 dal Campo di aviazione di Taliedo, ai comandi del pilota collaudatore Domenico Antonini.[1]

Avviato a test comparativi con i concorrenti Bonomi B-2, Breda Ba.15, CAB C.4, CANT 26, Fiat-Ansaldo A.S.1, Gabardini B.7, Romeo Ro.5, Macchi M.70 e Piaggio P.9[2], riuscì ad esprimere risultati giudicati interessanti, e benché la commissione esaminatrice dichiarò vincitrice la proposta della Fiat-Ansaldo il Ca.100 venne successivamente rivalutato grazie ad una serie di prestazioni ottenute da Mario De Bernardi durante un tour di presentazione del nuovo modello in diverse nazioni europee.[3]


Tecnica



Cellula


La fusoliera era a sezione quadrangolare, realizzata in legno e rivestita da legno compensato telato e verniciato, dotata di due abitacoli di pilotaggio aperti in tandem, con il posteriore riservato per l'istruttore o passeggero, e forniti di doppi comandi. Posteriormente terminava in una coda dall'impennaggio tradizionale monoderiva dagli ampi piani di coda.

Il carrello d'atterraggio era fisso, a ruote indipendenti munite di freni, dotato anteriormente di gambe di forza controventate ed ammortizzate ed integrato posteriormente da un pàttino di coda anch'esso ammortizzato. La propulsione era affidata ad una nutrita serie di motorizzazioni diverse sia nell'architettura che nella gamma di potenza, tutte comunque abbinate ad un'elica bipala in legno.


Superfici alari


La configurazione alare era sesquiplana invertita, cioè con l'ala inferiore di maggiori dimensioni della superiore. Entrambe erano realizzate con struttura in legno ricoperta in tela verniciata, con la sola inferiore dotata di alettoni, controventate, collegate tra loro tramite montanti tubolari e tiranti in filo d'acciaio e dotate in opzione di alette Handley-Page sul bordo d'attacco.


Impiego operativo


Benché principalmente destinato all'uso civile, 579 esemplari del Ca.100 in versione terrestre e 25 idro furono impiegati come addestratori anche nelle scuole di volo militari della Regia Aeronautica venendo costruiti dall'aprile 1930 ed il giugno 1937. Il 31 luglio 1943 la Regia Aeronautica ne aveva in dotazione 241.


Versioni



Le motorizzazioni


 Cecoslovacchia
 Italia
 Regno Unito

Utilizzatori



Civili


 Italia

Militari


 Australia
operò con un esemplare catturato.[4]
 Bulgaria
 Italia
 Regno Unito
operò con 4 esemplari catturati.[4]

Velivoli attualmente esistenti



Note


  1. Brotzu e Cosolo 1977, p. 5.
  2. Brotzu e Cosolo 1977, p. 7.
  3. Brotzu e Cosolo 1977, p. 8.
  4. Brotzu e Cosolo 1977, p. 16.
  5. Aero Club Como, su aeroclubcomo.com, 9 febbraio 2011. URL consultato il 9 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2012).
  6. newsbiella.it, http://www.newsbiella.it/2018/02/28/mobile/leggi-notizia/argomenti/costume-e-societa/articolo/il-piu-antico-aeroplano-italiano-volante-a-biella.html.

Bibliografia



Altri progetti



Collegamenti esterni


Portale Aviazione
Portale Trasporti

На других языках


[de] Caproni Ca.100

Die Caproni Ca.100 war ein italienisches Schulflugzeug.

[en] Caproni Ca.100

The Caproni Ca.100 was the standard trainer aircraft of the Regia Aeronautica in the 1930s. Large numbers of this tandem, two-seat, biplane were built, powered by different engines.[1]

[fr] Caproni Ca.100

Le Caproni Ca.100 est un modèle d'avion biplan de la marque italienne Caproni des années 1930. L'avion a été surnommé affectueusement Caproncino - petit Caproni - par ses utilisateurs en raison de ses petites dimensions.
- [it] Caproni Ca.100



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