Il volo Air India 245 era un collegamento civile internazionale di Air India operato dal Lockheed L-749 Constellation denominato Malabar Princess proveniente da Bombay e diretto a Londra e di cui si persero le tracce il 3 novembre 1950 mentre sorvolava il versante francese del Monte Bianco.[2] Il relitto del velivolo fu trovato due giorni dopo, schiantato contro un picco roccioso durante l'avvicinamento all'aeroporto di Ginevra mentre percorreva la seconda tratta del volo Bombay-Il Cairo-Ginevra-Londra. Tutte le 48 persone a bordo rimasero uccise nell'incidente aereo, che fu il più grave occorso in Francia fino a quel tempo e il terzo più grave a coinvolgere un Lockheed Constellation.[1]
Volo Air India 245 | |
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Tipo di evento | Incidente |
Data | 3 novembre 1950 |
Tipo | Volo controllato contro il suolo dovuto alle cattive condizioni meteo |
Luogo | Monte Bianco |
Stato | ![]() |
Coordinate | 45°49′59″N 6°51′35″E |
Tipo di aeromobile | Lockheed L-049 Constellation |
Nome dell'aeromobile | Malabar Princess |
Operatore | Air India |
Numero di registrazione | VT-CQP |
Partenza | Bombay, India |
Scali intermedi | Il Cairo (Egitto), Ginevra (Svizzera) |
Scalo prima dell'evento | Il Cairo, Egitto |
Destinazione | Londra, Regno Unito |
Occupanti | 48 |
Passeggeri | 40 |
Equipaggio | 8 |
Vittime | 48 |
Feriti | 0 |
Sopravvissuti | 0 |
Mappa di localizzazione | |
Dati estratti da Aviation Safety Network[1] | |
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Sedici anni dopo un altro aereo della Air India, impegnato nel volo 101 si schiantò non distante da quello stesso punto.
Il velivolo coinvolto nel disastro del volo 245 era un Lockheed L-749 Constellation con nome Malabar Princess e marche VT-CQP; l'apparecchio era uno dei tre Constellation consegnati alla Air India fra il marzo e il giugno 1948 che la compagnia aerea (all'epoca di proprietà della Tata Sons Ltd e partecipata al 49% dal Governo indiano) aveva intenzione di utilizzare sulla nuova tratta Bombay-Il Cairo-Ginevra-Londra che sarebbe stata inaugurata in quello stesso anno. La tratta divenne quindi operativa nel giugno 1948 con tre Constellation: il Rajput Princess con marche VT-CQR, il Mughal Princess con marche VT-CQS e, appunto il Malabar Princess con marche VT-CQP.[3] Fu proprio il Malabar Princess ad inaugurare il nuovo servizio che dall'India collegava Londra e, nel volo che finì in tragedia, era comandato dal capitano Alan Saint veterano dell'aeronautica britannica.
A bordo, come passeggeri, quaranta marinai indiani che si sarebbero dovuti recare a Newcastle, in Inghilterra, per poi salpare verso gli Stati Uniti.[2]
Il Constellation era stato avvistato per l'ultima volta poco dopo le 10,30 nei cieli di Grenoble mentre l'ultima comunicazione radio del marconista con la torre di controllo di Ginevra-Cointrin era stata effettuata qualche minuto prima quando l'aereo, a 25 chilometri a nord-ovest di Grenoble, sorvolava Voiron all'altitudine di più di 5 000 m;[4] poco dopo il Malabar Princess si schiantò a un'altezza di 4 677 m s.l.m. contro il Rocher de la Tournette, una spalla rocciosa del versante francese del Monte Bianco.[5]
Sulla zona dell'incidente e nei giorni successivi le condizioni atmosferiche erano particolarmente sfavorevoli con vento fortissimo e visibilità molto limitata.[6]
I soccorsi furono allertati a tre ore dall'ultima comunicazione radio ma, a causa di una forte nevicata che stava imperversando sulle montagne, non poterono essere inviate squadre di ricerca. Solo la domenica successiva, con il miglioramento delle condizioni meteo, un Dakota della Swissair riuscì a individuare la carlinga del Malabar Princess con le ali staccate, sul versante italiano del massiccio, poco sotto all'Aiguille du Goûter, a circa 400 metri dal Rifugio Vallot.[7] Il lunedì mattina fu effettuata una nuova ricognizione aerea che individuò il resto del relitto, scivolato per più di mille metri sul versante francese dell'Aiguille du Goûter. Il 6 novembre, nel tentativo di portare soccorso a eventuali superstiti, la guida alpina di Chamonix René Payot, di quarant'anni, cadde in un crepaccio e venne sommerso da sei metri di neve; il corpo fu recuperato tre ore dopo e l'uomo divenne così la quarantasettesima vittima della tragedia.[8] L'8 novembre, finalmente, cinque guide alpine riuscirono, con una ascesa ardita in mezzo alla bufera e al vento che a malapena permetteva loro di camminare, a raggiungere i resti del velivolo: riferirono che, secondo loro, l'aereo avrebbe urtato la roccia per poi esplodere dato che i corpi trovati a bordo risultavano irriconoscibili, in parte carbonizzati e «tutti sfracellati e a pezzi». Le stesse cinque guide furono in grado di recuperare e riportare a valle 60 chili di posta ritrovati nel relitto del Malabar Princess.[9]
Il relitto non venne mai rimosso per evidenti difficoltà legate alla posizione ma, negli anni successivi, la montagna ha restituito resti umani, oggetti e parti del velivolo. In particolare nel 1978 scivolarono a valle delle lettere trasportate dal Malabar Princess che furono recapitate ventotto anni dopo il disastro; nel 1986 l'alpinista Christian Mollier ritrova una ruota dei carrelli; nel settembre 2013 viene rinvenuta una cassetta contenente smeraldi, zaffiri e rubini che si immagina sia stata a bordo del Malabar Princess o del volo 101 precipitato nello stesso luogo nel 1966.[10][11]
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