Il volo Aeroflot 9981 era un volo cargo partito da Mosca con destinazione Torino-Caselle, dove avrebbe ritirato un carico di automobili per poi spedirlo nel Brunei. L’aereo, un Antonov An-124, uscì di pista durante l’atterraggio all’aeroporto torinese fermandosi molti metri più avanti dopo essersi schiantato contro una cascina a San Francesco al Campo l’8 ottobre 1996.[1][2]
Volo Aeroflot 9981 | |
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Tipo di evento | Incidente |
Data | 8 ottobre 1996 |
Tipo | Uscita di pista causata da errore del pilota |
Luogo | San Francesco al Campo |
Stato | ![]() |
Coordinate | 45°13′31″N 7°39′20″E |
Tipo di aeromobile | Antonov An-124-100 |
Operatore | Aeroflot |
Numero di registrazione | RA-82069 |
Partenza | Aeroporto di Chkalovsky, Mosca, Russia |
Scali intermedi | |
Destinazione | Aeroporto Internazionale del Brunei, Bandar Seri Begawan, Brunei |
Occupanti | 23 |
Passeggeri | 19 |
Equipaggio | 4 |
Vittime | 2 |
Feriti | 13 |
Sopravvissuti | 21 |
Altri coinvolti | |
Feriti | 1 |
Vittime | 2 |
Mappa di localizzazione | |
Dati estratti da Aviation Safety Network[1] | |
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L’aereo utilizzato era un Antonov An-124 Ruslan immatricolato come RA-82O69 che era stato consegnato alla compagnia russa Aeroflot solamente 2 anni prima. Quel giorno era operato dai piloti Oleg Pripouskov e Alexander Ougromov. Il velivolo, partito alle ore 08.15 (06.15 in Italia) dall’aeroporto di Mosca-Chkalovsky, arrivò nell’aeroporto Sandro Pertini alle 10.25 circa (ora italiana). La sosta prevedeva, oltre al solito rifornimento di carburante, il carico di molte auto di lusso da consegnare al sultano del Brunei. Insieme ai piloti c’erano a bordo molti membri dell’equipaggio: sei piloti e tecnici “di riserva”, undici tra meccanici e operai e altri sei tecnici vari. A perdere la vita furono i due piloti in cabina e due persone all’interno della cascina dove si fermò l’aereo.[3]
Alle 10.25, l’aereo ottenne l’autorizzazione per atterrare sulla pista di Caselle, che misura 3.300 metri; tuttavia, in quel periodo ne misurava solo 2.350 a causa di alcuni lavori di ristrutturazione. Per questo, quando si trovarono a pochi metri dal suolo, i piloti si resero conto che la pista era troppo corta in quanto mancavano poco più di 350 metri alla fine di essa. Si decise quindi di effettuare una riattaccata d’emergenza ma la procedura fallì per una dimenticanza, ovvero non aver disattivato gli inversori di spinta. L’aereo continuò il suo atterraggio finendo nei campi oltre la pista, perse il piano di coda sinistro e il carrello, scoperchiò una casa con l’ala sinistra e si schiantò infine su una cascina alle 10.30, dove distrusse quasi tutta l’ala sinistra e tutta la parte davanti dalla cabina di pilotaggio. Persero la vita i piloti, due persone di 55 anni all’interno della cascina che in quel momento distribuivano il fieno al bestiame, e alcune mucche. La sorella di un occupante della cascina, al ritrovamento era gravemente ferita ma riuscì a sopravvivere. I vigili del fuoco iniziarono subito a spegnere l'incendio che si era formato in un motore, in quanto questi erano ancora accesi e si temeva un’esplosione con i 12.000 litri di cherosene all’interno dei serbatoi. Dei 23 a bordo dell’Antonov, otto rimasero illesi e fuggirono dal velivolo in fiamme attraverso gli scivoli d'emergenza. Gli altri tredici furono ritrovati tra i rottami e portati all’ospedale. Il più grave perse un piede.[1]
In quel momento, le condizioni meteorologiche erano: vento variabile di circa 3 nodi, visibilità 2000 m, pioggia leggera, nuvole a 7000 piedi, temperatura e punto di rugiada 13 °C, QNH 1012 hPa.
La Procura di Ivrea aprì immediatamente un'inchiesta per disastro colposo e sino a tarda sera interrogò i tecnici della torre di controllo di Caselle. Una seconda indagine venne avviata dal ministero dei trasporti e in serata si arrivò alla conclusione che i piloti avevano attivato gli inversori prima di toccare terra. Il copilota propose di riattaccare, ma il comandante disse di no. Dopo qualche secondo, il copilota ripropose di riattaccare e il comandante dopo un po' di esitazione effettuò il go-around, ma si dimenticarono di disinserire gli inversori: dando massima potenza, l'aereo andò in stallo e non si alzò in volo. Altri fattori che hanno influito molto sono stati: scarsa coordinazione e addestramento dell'equipaggio (il comandante aveva solo 431 ore sul tipo civile), scarsa pianificazione dell'avvicinamento (non è stata fatta alcuna pianificazione per un possibile mancato avvicinamento, nonostante l'equipaggio fosse stato informato dalla Torre undici minuti prima dello schianto che l'aereo precedente aveva la pista in vista a soli 200 piedi) e decisione tardiva di iniziare il mancato avvicinamento.[1]
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