Il volo Independent Air 1851 era un volo charter decollato l'8 febbraio del 1989 dall'aeroporto di Orio al Serio e diretto alla Repubblica Dominicana; operato dalla Independent Air mediante un Boeing 707, aveva a bordo 137 passeggeri, tutti italiani, e 7 membri dell'equipaggio di nazionalità statunitense.[1]
Volo Independent Air 1851 | |
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Tipo di evento | Incidente |
Data | 8 febbraio 1989 |
Tipo | Volo controllato contro il suolo causato da errore del pilota |
Luogo | Pico Alto, Isola Santa Maria, Azzorre |
Stato | ![]() |
Coordinate | 36°58′53.31″N 25°05′27.6″W |
Tipo di aeromobile | Boeing 707-331B |
Operatore | Independent Air |
Numero di registrazione | N7231T |
Partenza | Aeroporto di Bergamo-Orio al Serio, Orio al Serio, Italia |
Scalo intermedio | Aeroporto di Santa Maria, Azzorre, Portogallo |
Destinazione | Aeroporto Internazionale di Punta Cana, Punta Cana, Repubblica Dominicana |
Occupanti | 144 |
Passeggeri | 137 |
Equipaggio | 7 |
Vittime | 144 |
Feriti | 0 |
Sopravvissuti | 0 |
Mappa di localizzazione | |
Dati estratti da Aviation Safety Network[1] | |
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L'aereo si stava dirigendo verso l'isola di Santa Maria, la più orientale dell'arcipelago delle Azzorre, per compiere uno scalo tecnico. La torre di controllo concesse al Boeing l'autorizzazione all'avvicinamento, comunicando di scendere alla quota di 3000 piedi (910 metri, altezza minima di sicurezza per l'avvicinamento all'aeroporto), e informando i piloti del bollettino meteo, in particolare il valore della pressione barometrica di 1027 millibar. La comunicazione si chiuse con la richiesta di conferma da parte della torre al raggiungimento della quota indicata.
In sovrapposizione, l'equipaggio informò la torre di controllo che il velivolo sarebbe stato portato alla quota di 2000 piedi (600 metri) e di aver inteso i dati sulla pressione atmosferica. Alcuni testimoni videro il velivolo volare ad una quota molto bassa, rasente alle abitazioni. Secondo le ricostruzioni, probabilmente in quel momento il pilota si rese conto della grave situazione di pericolo, ma non poté fare nulla dato che, pochi attimi dopo, intorno alle ore 13:10, l'aeromobile impattò contro la collina Pico Alto, alta circa 590 metri, in corrispondenza di un costone molto accidentato.
Il luogo impervio non facilitò il compito dei soccorritori, che una volta giunti sul posto non trovarono alcun sopravvissuto. Nelle prime ore dopo il disastro si ipotizzò come causa una qualche anomalia della strumentazione di bordo, oppure un errore umano del comandante Leon Daugherty o del suo secondo. Si pensò anche ad un sabotaggio.
Grazie al ritrovamento della scatola nera, le indagini stabilirono che ci fu un'incomprensione tra i membri dell'equipaggio e la torre di controllo, data dalla sovrapposizione nelle comunicazioni che intercorsero nei minuti precedenti al disastro. La sovrapposizione di comunicazioni impedì all'equipaggio di sentire la parte conclusiva della trasmissione del controllore di volo, che chiedeva conferma della quota e a quest'ultimo di capire l'intenzione dell'equipaggio di scendere a 2000 piedi.
Questa incomprensione fece si che il velivolo si portò ad una altitudine non corretta, aggravata da una comunicazione inesatta della pressione atmosferica. La commissione di inchiesta determinò che l'incidente era dovuto al mancato rispetto da parte dell'equipaggio delle condizioni di sicurezza, che portarono alla discesa volontaria del velivolo a 2000 piedi, quando la minima altitudine per il settore era di 3000 piedi. Gli investigatori rilevarono inoltre una discrepanza tra la pressione atmosferica comunicata dal controllore (1027 millibar) e quella reale (1018). Questa differenza portò l'altimetro di bordo dell'aereo a indicare un'altezza superiore di 80 metri a quella reale, aggravando l'errore del primo ufficiale.
Il rapporto finale rilevò altri fattori che causarono lo schianto:
A seguito del disastro, la stampa italiana prese di mira i tour operator che si affidavano a questi voli charter, più economici rispetto ai voli di linea; a loro dire, queste compagnie sottovalutavano le norme di sicurezza per abbattere i costi di gestione con velivoli datati e personale impreparato, costretto a gravosi turni di lavoro. Le indagini successive smentirono gran parte delle accuse mosse.
L'allora ministro dei Trasporti Giorgio Santuz, all'indomani della tragedia, sospese temporaneamente l'autorizzazione al volo nei cieli italiani all'Independent Air.[3]
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