Il volo Japan Air Lines 351 fu dirottato da nove membri della Lega Comunista Giapponese-Red Army Faction (un predecessore dell'Armata Rossa Giapponese) il 31 marzo 1970,[1] mentre volava da Tokyo a Fukuoka, in un incidente a cui di solito si fa riferimento in giapponese come Incidente del dirottamento dello Yodogo (よど号ハイジャック事件 Yodogō Haijakku Jiken?).[2]
Volo Japan Air Lines 351 | |
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Data | 31 marzo 1970 |
Tipo | Dirottamento aereo |
Luogo | Lungo la rotta tra Tokyo e Fukuoka |
Stato | ![]() |
Tipo di aeromobile | Boeing 727-89 |
Nome dell'aeromobile | Yodogo |
Operatore | Japan Airlines |
Numero di registrazione | JA8315 |
Partenza | Aeroporto internazionale di Tokyo, Tokyo, Giappone |
Destinazione | Aeroporto di Fukuoka, Fukuoka, Giappone |
Occupanti | 138 |
Passeggeri | 122 (esclusi i dirottatori) |
Equipaggio | 7 |
Vittime | 0 |
Feriti | 0 |
Sopravvissuti | 138 (tutti, compresi i dirottatori) |
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Circa 20 minuti dopo il decollo, un giovane di nome Takamaro Tamiya si alzò dal suo posto ed estrasse una katana, affermando la sua intenzione di dirottare l'aereo, e ordinò agli altri dirottatori di estrarre le armi. I dirottatori presero in ostaggio 129 persone (122 passeggeri e sette membri dell'equipaggio) e ordinarono ai piloti di portare l'aereo all'Avana, Cuba, dove intendevano unirsi ai gruppi militari comunisti stanziati nella zona. I dirottatori furono quindi informati che il velivolo, un Boeing 727, non era in grado di effettuare un simile viaggio, a causa della limitata autonomia di carburante. Dopo aver appreso la situazione, i dirottatori insistettero affinché l'aereo fosse dirottato a Pyongyang, in Corea del Nord, pianificando uno scalo a Fukuoka per rifornirsi di carburante. All'arrivo a Fukuoka la polizia convinse i dirottatori a rilasciare la maggior parte dei loro ostaggi e ai piloti venne consegnata una mappa della penisola coreana; insieme alla mappa c'era una nota che istruiva i piloti a sintonizzare le loro radio su una frequenza specifica. I controllori del traffico aereo, che erano a conoscenza della situazione, diedero intenzionalmente delle indicazioni errate ai piloti nel tentativo di farli atterrare all'aeroporto Seul-Gimpo di Seul, in Corea del Sud, dove avevano camuffato l'aeroporto come quelli nordcoreani.[3] Nonostante ciò, i dirottatori non si fecero abbindolare e il vice ministro dei Trasporti giapponese, Shinjiro Yamamura, si offrì volontario per prendere il posto degli ostaggi rimanenti, richiesta che i dirottatori accettarono.[4] A questo punto si diressero all'aeroporto Mirim di Pyongyang, con Yamamura ancora in ostaggio, dove si arresero alle autorità nordcoreane, che offrirono asilo all'intero gruppo.[5]
Usando la Corea del Nord come base, i dirottatori avevano intenzione di incitare alla ribellione la Corea del Sud e tutta l'Asia orientale. L'aereo che trasportava il viceministro Yamamura e il resto dell'equipaggio fu rilasciato due giorni dopo, tornando al suo gate all'aeroporto di Haneda alle 9:39 del 5 aprile.[6]
La presunta mente del dirottamento, che non aveva preso parte all'operazione vera e propria, fu Takaya Shiomi. Shiomi venne arrestato e condannato, scontando quasi 20 anni di prigione in Giappone. Dopo il suo rilascio avvenuto nel 1989,[7][8] affetto da cattive condizioni di salute, Shiomi ottenne un lavoro sottopagato[7] come custode in un parcheggio multipiani a Kiyose, Tokyo, dove lavorò fino al 2008.[9] Disse che lui e i suoi compagni avevano intenzione di andare a Cuba passando per la Corea del Nord.[10] Si unì a un movimento antibase a Okinawa e ad una campagna contro il nucleare, e scrisse diversi libri relativi alla fazione dell'Armata Rossa.[8] Nell'aprile 2015 partecipò alle elezioni dell'assemblea cittadina a Kiyose, mettendo in piedi una campagna su una piattaforma anti - Abe e contro le politiche cittadine che stavano "bullizzando" gli anziani.[7] Morì il 14 novembre 2017 per insufficienza cardiaca in un ospedale di Tokyo.[8]
Moriaki Wakabayashi fu uno dei primi membri (bassista) del gruppo rock d'avanguardia di lunga data Les Rallizes Dénudés. In un'intervista del marzo 2010 con Kyodo News, Wakabayashi disse che il dirottamento era un atto "egoistico e presuntuoso". L'uomo aggiunse che desiderava tornare in Giappone ed era disposto ad affrontare l'arresto e il processo per il suo ruolo nel dirottamento.[11] Nell'aprile 2014 era ancora vivo e risiedeva in Corea del Nord insieme agli altri membri del suo gruppo.[12]
Nel 1985, Yasuhiro Shibata tornò in Giappone in segreto per raccogliere fondi per il gruppo, ma venne arrestato e condannato a cinque anni di prigione. Yoshimi Tanaka è stato arrestato in Thailandia mentre era in possesso di una grande quantità di denaro falso e rimpatriato in Giappone nel marzo 2000, dove ricevette la condanna; morì prima del suo termine. Tuttavia, gli altri dirottatori rimangono latitanti, secondo l'Agenzia nazionale di polizia giapponese.[13]
Il leader del gruppo, Takamaro Tamiya, morì nel 1995 e Kintaro Yoshida qualche tempo prima del 1985. Takeshi Okamoto e sua moglie Kimiko Fukudome furono probabilmente uccisi mentre cercavano di fuggire dalla Corea del Nord.[14] Takahiro Konishi, Shiro Akagi, Kimihuro Uomoto e Moriaki Wakabayashi risiedono ancora in Corea del Nord; tutti, tranne Takeshi Okamoto, sono stati confermati vivi nel 2004 quando sono stati intervistati da Kyodo News. Nel giugno 2004 i restanti dirottatori chiesero alle autorità nordcoreane di poter tornare in Giappone, anche se devono essere puniti per il dirottamento.[13]
Il futuro arcivescovo cattolico e cardinale Stephen Fumio Hamao era uno dei passeggeri del volo 351. Un altro passeggero era Shigeaki Hinohara, uno dei medici ed educatori più longevi al mondo. Tra i passeggeri c'era anche Herbert Brill, l'allora direttore della Pepsi.
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