Primo esempio di collaborazione franco-russa,[2] venne proposto alla VVS dalla Mikoyan Gurevich quale sostituto degli addestratori Aero L-39 Albatros e Aero L-29 Delfin ancora utilizzati dalla forza aerea, in competizione con lo Yakovlev Yak-130 (denominato anche lui inizialmente Yak-AT), rispetto al quale presentava un design molto più conservativo, con l'aladritta posizionata bassa sulla fusoliera, sormontata dalle prese d'aria per i due motori montati sui lati e con un impennaggio centrale. La cabina di pilotaggio era biposto in tandem chiusa da un lungo cupolino.
Sono stati costruiti due prototipi, il primo dei quali ha volato nel marzo 1996,[2] qualche tempo prima del diretto concorrente. Inizialmente, i due velivoli erano spinti da motori Snecma-Turbomeca Larzac, di fabbricazione francese e di cui era prevista l'eventuale produzione su licenza, in seguito sostituiti dai Soyuz RD-1700, appositamente ideati da una consociata della MiG,[3] e dai NPO SaturnAL-55, rispettivamente sul primo e sul secondo prototipo.[4]
Malgrado un iniziale interesse,[5] la forza aerea ha annunciato il 10 aprile 2002 che il solo addestratore prescelto per gli ordinativi era lo Yak-130, mettendo quindi fine alla carriera del MiG-AT.[6] Da allora, non hanno avuto alcun successo i tentativi di vendita all'estero, nonostante sia continuato lo sviluppo, finanziato privatamente,[3] delle versioni spinte da motori più potenti e di fabbricazione russa.
Utilizzatori
Russia
Voenno-vozdušnye sily Rossijskoj Federacii
Solo per valutazione
Note
(EN) Paul Jackson, Jane's All The World's Aircraft 2003–2004, Coulsdon, Jane's Information Group, 2003, ISBN0-7106-2537-5.
(EN) Michael Taverna, Franco-Russian trainer hits sales trail, su highbeam.com, Interavia Business & Technology, 1º maggio 1996, ISSN1423-3215(WC· ACNP). URL consultato il 22 agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015). Ospitato su HighBeam Research.
(EN) Lyuba Pronina, MiG, Yak to Split Training Craft Deal, su themoscowtimes.com, The Moscow Times, 1º aprile 2002. URL consultato il 22 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2002). Ospitato su Internet Archive.
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