Il disastro aereo di Linate fu un incidente aereo avvenuto l'8 ottobre 2001 alle ore 8:10 locali all'aeroporto di Milano-Linate, con un bilancio finale di 118 vittime. È stato il disastro aereo con il più alto numero di vittime mai accaduto in Italia, mentre limitatamente alle collisioni in fase di decollo è superato a livello mondiale solo dal disastro di Tenerife del 1977[2].
Disastro aereo di Linate | |
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Tipo di evento | Incidente |
Data | 8 ottobre 2001 |
Ora | 8:10 CET |
Tipo | Incursione di pista, scarsa visibilità a causa di nebbia intensa |
Luogo | Aeroporto di Milano-Linate |
Stato | Italia |
Coordinate | 45°26′54″N 9°16′36″E |
Tipo di aeromobile | McDonnell Douglas MD-87 e Cessna Citation CJ2 |
Operatore | Scandinavian Airlines |
Vittime | 118 |
Feriti | 1 |
Sopravvissuti | 1 |
Primo aeromobile | |
L'MD-87 SE-DMA all'aeroporto di Zurigo nel 1999 | |
Numero di volo | Volo Scandinavian Airlines 686 |
Tipo di aeromobile | McDonnell Douglas MD-87 |
Nome dell'aeromobile | Lage Viking |
Operatore | Scandinavian Airlines System |
Numero di registrazione | SE-DMA |
Partenza | Aeroporto di Milano-Linate, Milano, Italia |
Destinazione | Aeroporto di Copenaghen, Copenaghen, Danimarca |
Occupanti | 110 |
Passeggeri | 104 |
Equipaggio | 6 |
Vittime | 110 |
Feriti | 0 |
Sopravvissuti | 0 |
Secondo aeromobile | |
Un Cessna 525 Citation CJ2 simile a quello coinvolto nell'incidente | |
Numero di volo | Volo H. Enschmann Milano-Parigi |
Tipo di aeromobile | Cessna Citation CJ2 |
Operatore | Air Evex |
Numero di registrazione | D-IEVX |
Partenza | Aeroporto di Milano-Linate, Milano, Italia |
Destinazione | Aeroporto di Parigi-Le Bourget, Parigi, Francia |
Occupanti | 4 |
Passeggeri | 2 |
Equipaggio | 2 |
Vittime | 4 |
Feriti | 0 |
Sopravvissuti | 0 |
Altri coinvolti | |
Feriti | 1 |
Vittime | 4 |
Mappa di localizzazione | |
Rapp. finale ANSV[1] | |
voci di incidenti aerei presenti su Wikipedia |
L'incidente coinvolse un Cessna Citation CJ2 privato, immatricolato come D-IEVX, che entrò erroneamente nella pista di decollo principale dell'aeroporto milanese e venne investito da un McDonnell Douglas MD-87 di linea della compagnia aerea Scandinavian Airlines, registrato SE-DMA,[3] che stava decollando come regolarmente previsto. L'impatto uccise gli occupanti del Cessna e danneggiò l'MD-87 al punto da impedirgli di completare il decollo e farlo schiantare contro un edificio adibito allo smistamento dei bagagli, situato sul prolungamento della pista. L'impatto e l'incendio successivamente sprigionatosi (anche a causa del ritardo dei soccorsi, entrati in azione dopo diversi minuti, complice la fitta nebbia che aleggiava nello scalo milanese) non lasciarono scampo agli occupanti di entrambi gli aeromobili, né a quattro addetti allo smistamento bagagli al lavoro nel reparto[4][5]. Un quinto addetto ai bagagli, Pasquale Padovano, seppur gravemente ustionato su gran parte del corpo, si salvò, risultando l'unico sopravvissuto al disastro.
Il disastro si verificò a meno di un mese di distanza dagli attentati dell'11 settembre 2001 di New York ed il giorno dopo l'inizio della guerra in Afghanistan, motivo per cui molti in un primo momento ipotizzarono che si trattasse di un nuovo attentato terroristico[6][7][8][9]. Le indagini successive rivelarono invece che si era trattato di un incidente, causato da deficienze strutturali dell'aeroporto di Linate (segnaletica vecchia e non a norma, radar di terra non operativo e sensori di rilevamento di incursione di pista disattivati) e da una serie di errori umani da parte dei piloti del Cessna e dei controllori del traffico aereo. Considerando anche che a Linate, appena 24 ore prima della tragedia, si era sfiorato un incidente con le stesse circostanze e che già in media una volta a settimana, sempre nello scalo milanese, un aereo entrava nella pista principale in un momento in cui non avrebbe dovuto per cause identiche a quelle sopracitate, l'intero aeroporto di Linate fu fatto successivamente oggetto di una vasta opera di ristrutturazione e adeguamento[10][11][12].
Con l'art. 7-bis del d.l. 121/2021, l'8 ottobre è stato decretato giornata nazionale "Per non dimenticare".
La mattina dell'8 ottobre 2001 l'area dell'aeroporto di Milano-Linate era avvolta da una fitta nebbia e la visibilità, sulla pista di decollo principale, era ridotta a meno di 200 metri.
Le avverse condizioni meteorologiche stavano causando pesanti ritardi ai vari voli in arrivo e in partenza; tra tutti, al volo SK686 della SAS diretto a Copenaghen, operato con il velivolo MD-87 marcato SE-DMA, originariamente previsto in partenza alle ore 7:35, era stato assegnato un CTOT (orario calcolato di decollo) alle 8:16. Il Cessna Citation D-IEVX, volo privato che sarebbe dovuto partire per Parigi alle 7:45 e che portava a bordo l'imprenditore Luca Fossati, proprietario e presidente dell'industria alimentare Star e Stefano Romanello dirigente della Cessna[13], aveva invece ricevuto come CTOT le 8:19.
Alle 7:54 il volo SK686 ricevette dal controllore dei movimenti al suolo (Ground - GND - frequenza 121,8 MHz) l'autorizzazione al rullaggio dal piazzale nord fino al punto d'attesa CAT 3, passando per il raccordo R4 (vedasi Figura 3, istante 1 blu).
[07.54.23] GND:[14] «Scandinavian SixEightSix taxi to the holding position CAT Three, QNH 1013.» [SK686 rullate per il punto attesa della Categoria tre, QNH 1013.] |
Alle 7:59 il controllore GND diede istruzioni al volo SK686 di mettersi in comunicazione con il controllore arrivi/partenze (Tower - TWR - frequenza 118,1 MHz) al momento del transito accanto alla stazione dei vigili del fuoco aeroportuali.
[07.59.41] GND:[14]
[07.59.50] SK686:
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Alle 8:01 l'MD-87 scandinavo passò accanto alla stazione dei pompieri, quindi il pilota selezionò la nuova frequenza sull'apparato radio e contattò il controllore TWR. Quattro minuti dopo, il Cessna D-IEVX, parcheggiato al piazzale ovest, ricevette dal controllore GND l'autorizzazione a rullare verso nord, imboccando il raccordo R5, dovendo aggiornarsi con la torre, non appena avesse raggiunto il punto d'attesa posto prima del prolungamento della testata 36R della pista principale.
[08.05.44] GND:[14]
[08.05.56] D-IEVX:
|
Si nota che il pilota non fece una ripetizione del tutto corretta: egli infatti replicò al controllore che avrebbe richiamato prima di raggiungere "la pista principale" anziché "il prolungamento della pista principale". Tuttavia, l'addetto della torre non notificò la ripetizione non perfetta.
Ripetuta l'istruzione, il pilota del Cessna commise un errore fatale: quando ebbe raggiunto il bivio tra i raccordi R5 e R6, probabilmente tratto in inganno dalla nebbia e dalla segnaletica inadeguata (i nomi dei raccordi, tracciati sul terreno, erano infatti logori, sbiaditi e scritti con un carattere non più a norma, tanto che persino in condizioni di visibilità ottimale poteva risultare non immediato distinguere il 5 dal 6), anziché procedere correttamente a sinistra in direzione Nord imboccando il raccordo R5, girò a destra e imboccò il raccordo R6 (nella figura 4).
Una volta superato il bivio, nessuna indicazione segnalava su quale raccordo ci si stesse muovendo: il pilota del piccolo velivolo privato non ebbe quindi modo di accorgersi dell'errore commesso.
Circa trenta secondi dopo, un altro aeromobile privato (un Learjet 60 con matricola LX-PRA, di proprietà della casa di moda Prada) venne autorizzato al rullaggio dal piazzale ovest seguendo lo stesso tragitto del Cessna, ma la comunicazione con la torre avvenne in italiano, pratica consentita ma sconsigliata dalla normativa internazionale; i piloti del D-IEVX, di nazionalità tedesca, non poterono quindi comprenderla.
[08.06.23] GND:[14]
[08.06.35] LX-PRA:
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Alle 8:08 il pilota del Citation, rullando sul raccordo R6, raggiunse un punto d'attesa denominato S4 (figure 6 e 7); tale riferimento non era riportato su alcuna mappa dell'aeroporto e né i piloti né i controllori del traffico aereo erano al corrente della sua esistenza. Il Cessna contattò la torre per segnalare tale posizione al controllore GND:
[08:08.23] D-IEVX:[15]
[08:08.28] GND:
[08:08.32] D-IEVX:
|
Il controllore GND, perplesso, rispose di mantenere la posizione e il Cessna si arrestò in attesa di istruzioni.
[08:08.36] GND:[15]
[08:08.40] D-IEVX:
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Il controllore GND, come già accennato, non era a conoscenza dell'esistenza di quel punto d'attesa. Si persuase quindi che esso fosse un errore del pilota e che il Citation dovesse necessariamente trovarsi sul raccordo R5 (figura 3, istante 2 verde); gli diede pertanto indicazione di proseguire il rullaggio, convinto che il Cessna stesse correttamente puntando verso il piazzale nord. In tal modo tuttavia, il D-IEVX proseguì sul raccordo R6, apprestandosi a entrare contromano nella pista principale.
[08:09.19] GND:[15]
[08:09.28] D-IEVX:
[08:09.37] GND:
[08:09.42] D-IEVX:
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Contemporaneamente, il controllore TWR autorizzò al decollo dalla pista 36R il volo SAS SK686 (figura 3, istante 2 blu).
[08:09.28] TWR:
[08:09.40] SK686:
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L'MD-87 pertanto si allineò e cominciò la sua corsa di decollo, proprio mentre il Cessna entrava in pista in direzione opposta, all'altezza del raccordo R6.
Alle 8:10:18 l'MD-87, con il muso già alzato e in procinto di staccarsi dal suolo, si vide apparire davanti il Citation in un momento in cui era ormai impossibile evitare l'impatto in qualsiasi modo, per cui lo colpì ad una velocità di 146 nodi (270,5 km/h), spezzandolo in tre tronconi e uccidendone i quattro occupanti (figura 8).
Nell'urto, l'aereo di linea perse il motore destro e la gamba destra del carrello principale. Il pilota portò le manette al massimo, tentando di alzarsi comunque in volo, riuscendoci solo per pochi secondi e fino una quota massima di 35 piedi (12 metri).
La perdita del motore destro e il calo di potenza di quello sinistro (causata dall'ingestione di una grande quantità di detriti del Cessna) resero infatti impossibile salire ulteriormente: l'MD-87 ridiscese verso il terreno, poggiando sulla gamba sinistra del carrello e sull'estremità alare destra. Il pilota portò dunque le manette al minimo e poi attivò gli inversori di spinta e i freni e provò a governare aerodinamicamente la direzione del velivolo; tale sequenza di manovre, eseguita dal comandante svedese Joakim Gustafsson, è stata in seguito giudicata talmente appropriata da essere inserita nei manuali tecnici della compagnia aerea.[16][17]
Tuttavia il sistema idraulico era danneggiato e le superfici di controllo rispondevano male, quindi l'aereo risultava essere ormai del tutto ingovernabile. Terminata la pista, l'MD-87 continuò la sua corsa strisciando sulla via di fuga in erba, curvando leggermente a destra a causa dell'attrito dell'ala a terra, fino a schiantarsi contro il fabbricato del deposito dei bagagli (figura 3, istante 4 blu), posto sul prolungamento della pista, a una velocità di 139 nodi (257,60 km/h).
L'impatto con l'edificio causò la morte di tutti i 110 occupanti dell'aereo; il successivo incendio sprigionatosi uccise anche 4 dei 5 operatori al lavoro nel deposito dei bagagli e ne ferì altri 4[18].
All'atto della ricostruzione e dell'analisi degli incidenti aerei viene individuata una cosiddetta "catena degli eventi", cioè l'insieme degli episodi la cui concomitanza in successione ha provocato l'evento, ma che se fossero accaduti singolarmente o comunque non in sequenza non sarebbero stati sufficienti a generare la tragedia. Analizzare la catena degli eventi permette di individuarne e comprenderne le singole concause e aiuta a prevenire il ripetersi dei medesimi errori, modificando la normativa o sensibilizzandone la puntuale applicazione.
L'incidente di Linate è stato esaminato dall'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (ANSV), il cui rapporto finale è stato pubblicato il 20 gennaio 2004. Il rapporto indica come "causa effettiva" dell'incidente l'immissione del Cessna sulla pista in uso, tuttavia sottolinea chiaramente che la colpa non può imputarsi in modo inequivocabile ai piloti del Cessna, in quanto indotti all'errore anche da oggettive e gravi carenze nelle infrastrutture aeroportuali e nelle procedure utilizzate[1][19].
La scarsa visibilità presente quella mattina ebbe di certo un ruolo cruciale: in condizioni di visibilità buone, una volta che il pilota del Cessna Citation CJ2 avesse imboccato la pista contromano, gli operatori della torre di controllo avrebbero potuto vederlo e fermarlo. La visibilità in pista il giorno dell'incidente era tuttavia di 200 metri o anche inferiore (secondo altre fonti dell'ordine dei 100 m), pertanto risultò tra le concause più determinanti della sciagura[20].
Essendo l'aeroporto di Linate uno degli scali passeggeri più trafficati d'Italia, nel 2001 l'area dedicata al traffico commerciale era dotata di segnalamento e illuminazione conformi alla normativa ICAO. Lo stesso non si poteva dire del piazzale Ovest, utilizzato dall'aviazione generale, che risultava molto arretrato quanto a segnaletica e illuminazione[20]. Al bivio tra i raccordi affrontato dal Cessna, le scritte R5 e R6 dipinte sull'asfalto erano sbiadite e utilizzavano un carattere non più a norma, risultando poco leggibili persino in condizioni di visibilità ottimale. Oltretutto, superato tale bivio, non vi era nessuna indicazione aggiuntiva per tutta la lunghezza del raccordo R6 che rammentasse al pilota la sua posizione (l'unico modo in cui il pilota avrebbe potuto rendersi conto del proprio errore era osservando la bussola magnetica). Sul raccordo R6, inoltre, era presente il punto d'attesa S4, che non era riportato su alcuna cartina ufficiale ed era del tutto sconosciuto a piloti e controllori di volo (ovviamente, se gli operatori aeroportuali avessero saputo che esisteva e dove si trovava, avrebbero potuto comprendere che il Cessna aveva sbagliato percorso).
L'equipaggio del D-IEVX commise l'errore più evidente e decisivo: istruito a dirigersi a nord e a percorrere il raccordo R5, imboccò invece il raccordo R6.
L'atterraggio a Linate, avvenuto due ore prima, era inoltre da ritenersi irregolare, in quanto sia l'equipaggio sia l'aeromobile non erano infatti certificati per effettuare operazioni con una visibilità inferiore a 550 metri[20]. Stando alle procedure vigenti in tali casi, l'aereo avrebbe dovuto essere dirottato su un altro aeroporto e non avrebbe quindi dovuto trovarsi a Linate al momento della partenza del MD-87 SAS. Sempre per la mancanza di abilitazione, l'aereo non sarebbe nemmeno potuto ripartire dallo scalo milanese: anche in questo caso i piloti agirono al di fuori delle regole[20].
Tutto ciò era stato reso possibile dalle omissioni dell'autorità dello Stato di appartenenza dell'operatore[21], preposto alla verifica delle abilitazioni e al rispetto delle norme locali vigenti, che aveva mancato di eseguire le necessarie verifiche sulle abilitazioni del personale e dell'aereo e dal mancato esercizio della facoltà dell'Italia di effettuare delle proprie verifiche sugli operatori esteri operanti presso i propri scali.
Quanto precede per diversi motivi:
L'aeroporto di Linate era stato equipaggiato di un sistema radar ASMI (Aerodrome Surveillance Monitoring Indicator) fino al 29 novembre 1999, data in cui venne disattivato perché non poteva essere mantenuto in efficienza a causa dell'indisponibilità di pezzi di ricambio: si fu infatti costretti a smontare il motore dell’antenna senza poterlo sostituire . L'8 ottobre 2001 il nuovo sistema di tipo SMGCS (Surface Movement Guidance and Control System), comprensivo di radar di terra SMR (Surface Movement Radar), Tracking (tracciamento) e Labelling (etichettatura con identificativo dell'oggetto mobile), denominato NOVA 9000 SMGCS, era già stato acquistato da tempo, ma i lavori di installazione e attivazione erano fermi perché il Servizio Navigazione Aerea della Direzione Generale dell’Aviazione Civile (DGAC, oggi ENAC), interpellato per un parere operativo sulla localizzazione del traliccio dell’antenna, esprimeva un parere negativo senza appello sull’intero progetto. Il progetto prevedeva infatti l'installazione di un traliccio dell'antenna tra le due piste dell'aeroporto di Linate, quella secondaria, destinata all'aviazione generale, e quella principale, che non solo interferiva con le superfici ostacoli di protezione del volo, ma si trovava all'interno delle aree di sicurezza laterali destinate ad accogliere un eventuale aereo in svio. Le motivazioni del provvedimento di diniego riguardavano "il notevole impatto psicologico negativo per i piloti derivante dalla presenza di un ulteriore ostacolo di notevoli dimensioni (il traliccio dell'antenna) durante le operazioni con scarsa visibilità e non"[25]. Nel provvedimento, inoltre, veniva evidenziato che l'installazione del nuovo radar avrebbe apportato "vantaggi minimi quasi completamente sostituibili con l’installazione di 2 stop bars... nonché... il fatto che fino ad oggi (17/05/1995 - n.d.r.) non siano stati riscontrati inconvenienti particolari in quanto il sistema di Linate, per la movimentazione a terra degli aeromobili, è molto lineare" . Le stop bars (barre di arresto) sono costituite da una fila di luci di colore rosso, incassate nella pavimentazione e posizionate prima degli ingressi in pista, sostanzialmente equivalenti ad un semaforo. Anche i sensori di incursione di pista, atti a rilevare e segnalare l'ingresso non autorizzato di aerei sulla pista di volo, in torre di controllo, con un allarme acustico e luminoso, erano stati disattivati da tempo, in quanto in passato si erano dimostrati inaffidabili e fonte di frequenti falsi allarmi, che erano molto probabilmente causati dalla notevole presenza di lepri all'interno dell'area di movimento, tanto che negli anni successivi si fu costretti a chiudere l'aeroporto per attivare vere e proprie battute di caccia Il 19 dicembre 2001 il nuovo radar di terra entrò in funzione, rivelandosi un ausilio di sicurezza essenziale per i controllori di Linate.
Il controllore al lavoro sulla frequenza GND stava sopportando un carico di lavoro successivamente definito gravoso ed era costretto, data la visibilità quasi assente e l'indisponibilità di un radar di terra, a basarsi sui riporti di posizione effettuati dai piloti per determinare la posizione degli aeromobili al suolo. Non aveva quindi modo di accorgersi dell'errore del D-IEVX, che aveva imboccato il raccordo R6 e si dirigeva verso la pista.
La comunicazione effettuata dal pilota del Cessna riguardante l'attraversamento del punto S4, non riportato sulle mappe aeroportuali ufficiali e non conosciuto dagli operatori aeroportuali principali[20] (si ritenne fosse una vecchia segnaletica orizzontale rimasta a seguito di lavori condotti in tempi remoti), era giunta in cuffia del controllore molto attenuato: durante il processo di 2º grado si sarebbe scoperto che l'apparato di registrazione radiofonica "RACAL" aveva un sistema di controllo automatico del guadagno che consentiva di innalzare la qualità e il livello del segnale registrato, ma non di quello inviato in cuffia. Gli investigatori che hanno riascoltato successivamente le registrazioni hanno potuto quindi godere di una qualità audio superiore rispetto a quella disponibile al controllore in servizio.
Il controllore non rilevò, nell'anomalia del riporto del punto S4 effettuato dal pilota del Cessna, alcun elemento di rischio e istruì i piloti del Cessna a proseguire il rullaggio, nella certezza che l'aeromobile si stesse muovendo lungo il raccordo R5[20]. Nei giudizi che seguirono fu accolta la tesi difensiva, che sosteneva che il rumore ambientale dovuto all'alto numero delle conversazioni in atto, alla bassa qualità del segnale audio e alla totale ignoranza dell'esistenza del punto S4 in questione, interferirono in maniera determinante nel processo mentale seguito dal controllore stesso[20]. In quelle condizioni di bassa visibilità, infatti, le procedure da seguire nel sospetto di aver perso la posizione di un velivolo avrebbero imposto di fermare tutte le operazioni nello scalo e inviare un mezzo a verificare, ma è ragionevole pensare che il timore di perdere tempo e ritardare gravemente l'operatività dell'aeroporto, con il rischio poi che si trattasse di un falso allarme, abbiano condizionato il giudizio del controllore. In ogni caso, va riconosciuto che nulla di ciò che è stato detto e fatto dai piloti del Cessna lascia pensare che avessero dei dubbi riguardo alla propria posizione.
Il volo SK686 era previsto per le ore 07:35 ma, a causa delle cattive condizioni atmosferiche e delle restrizioni imposte dall'Air Traffic Flow Management (ATFM), ricevette uno slot alle 08:16. Il volo D-IEVX era previsto per le ore 07:45, ma l'ATFM gli assegnò uno slot alle 08:19. Quindi, in condizioni normali, i due velivoli sarebbero stati divisi da 10 minuti di tempo, mentre le restrizioni ridussero questo lasso di tempo a soli tre minuti, "avvicinando" i due aeromobili.
Gli standard internazionali riguardanti gli incidenti aerei (ICAO, Annesso 13), come ricordato nel report finale dell'ANSV sull'incidente,[26] impongono l'arrivo dei primi soccorsi entro due minuti dall'evento (e comunque entro 3 minuti devono essere presenti tutti i mezzi antincendio previsti dalla norma), solo in condizioni di visibilità ottimale. Quella mattina a Linate i soccorsi impiegarono 8 minuti (11 secondo altre fonti)[27] a raggiungere l'MD87 e 26 minuti a rinvenire i resti del Cessna[27].
Questo ritardo non ha certo avuto alcun ruolo nell'evento in sé, né può aver influito sul numero delle vittime, anche se le autopsie sugli occupanti del Cessna hanno evidenziato la presenza di gas combusti nei polmoni dei piloti. Le relazioni tecniche non riportano comunque possibilità di salvezza anche in caso di un intervento immediato dei soccorsi.
Il grave ritardo però, per quanto condizionato dalla scarsa visibilità, è aggravato ulteriormente dal fatto che proprio a Linate, tempo prima, era avvenuta la presentazione di un sistema di navigazione GPS da installare sui mezzi di soccorso dell'aeroporto.
Un articolo dell'11 aprile 2008 del giornalista Carlo Bonini, inviato del quotidiano la Repubblica, sostenne, sulla base degli atti delle indagini tecniche e giudiziarie, che, la mattina dell'8 ottobre 2001, il Cessna tedesco rullò consapevolmente sul raccordo aeroportuale che sapeva essere vietato per l'immissione alla pista di decollo; che non vi fu dunque nessun errore, ma una violazione deliberata delle regole del traffico a terra che era "prassi comune" per i voli in partenza dallo scalo Vip; che a convincere il Cessna a quella manovra fu verosimilmente la circostanza che a percorrere il raccordo "sbagliato", pochi minuti prima, era stato un altro personal jet, un Gulfstream IV della flotta Mediaset. I movimenti e le conversazioni terra-bordo-terra del Gulfstream Mediaset non furono oggetto di alcun approfondimento delle indagini condotte dall'Agenzia per la sicurezza al volo (ANSV), indicata da Bonini come «organo della presidenza del consiglio dei ministri».[28]
In merito, l'ANSV replicò che nell'inchiesta tecnica erano accreditate, come previsto dalla normativa internazionale in materia, le autorità investigative e i relativi consulenti di cinque Stati (Danimarca, Germania, Norvegia, Stati Uniti e Svezia) a vario titolo coinvolti nell'evento, i quali parteciparono a tutte le fasi dell'inchiesta e ne condivisero i risultati finali compresa la ricostruzione della dinamica dell'incidente e le cause individuate. L'Agenzia specificò inoltre di non essere un Organo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma un'Autorità Indipendente, vigilata esclusivamente, sotto il profilo contabile, dalla Presidenza.[29]
Il 20 novembre 2002 ebbe luogo la prima udienza preliminare del processo penale per l'attribuzione delle responsabilità nell'ambito dell'incidente di Linate.
Il 13 marzo 2003, nel corso dell'ottava e ultima udienza preliminare, furono rinviati a giudizio, con l'accusa di concorso in disastro colposo e concorso in omicidio colposo plurimo, i seguenti imputati:
Fin dalla prima udienza, il 4 giugno 2003, il processo fu spezzato in due tronconi, uno secondo l'iter ordinario e l'altro secondo la procedura del rito abbreviato.
Il 16 aprile 2004 fu pronunciata la sentenza di primo grado[30] del processo ordinario, il 14 marzo 2005 quella di rito abbreviato; tali sentenze diedero i seguenti esiti:
Pene detentive:
Nella sentenza del processo ordinario (imputati Sandro Gualano, Francesco Federico, Paolo Zacchetti, Vincenzo Fusco):
Nella sentenza del processo di rito abbreviato (imputati Fabio Marzocca, Raffaele Perrone, Nazareno Patrizi e Santino Ciarniello):
Il processo di appello ebbe il suo epilogo il 7 luglio 2006, quando fu pronunciato il dispositivo della sentenza per le seguenti condanne detentive:
L'indulto approvato definitivamente dal Parlamento il 29 luglio 2006[31] ridusse di 3 anni tutte le pene detentive.
La procura di Milano presentò ricorso avverso alla sentenza. La Corte Suprema di Cassazione, il 20 febbraio 2008 emise la sentenza definitiva, respingendo tutti i ricorsi e confermando totalmente la sentenza della corte d'Appello di Milano[32].
Come sempre accade dopo una tragedia, nuovi regolamenti, infrastrutture e procedure sono stati varati, sia a Linate sia nel resto d'Italia, per aumentare la sicurezza degli aeroporti in caso di nebbia.
A Linate fu messa completamente a norma la segnaletica orizzontale: il raccordo R5 (Romeo 5) è stato rinominato raccordo N (November), dato che si sviluppa verso nord (North); il raccordo R6 (Romeo 6) ora si chiama K (Kilo). Il punto d'attesa S4 fu cancellato in quanto completamente inutile e su tutto il raccordo furono dipinti, a intervalli regolari, dei segnali di NO ENTRY ("vietato entrare").
Allo stesso modo, tutti gli altri aeroporti afflitti dal problema della nebbia (come ad esempio Milano-Malpensa, Bergamo-Orio al Serio e Torino-Caselle) sono stati oggetto di importanti migliorie nella gestione dei movimenti al suolo con bassa visibilità.
Il 19 dicembre 2001, a soli due mesi dal disastro, tutti gli impedimenti che avevano ritardato l'utilizzo del radar di terra vennero definitivamente superati e la torre di controllo poté avvalersi di tale strumento. Un radar di terra venne in seguito installato anche negli aeroporti di Torino e Bergamo, attività già da tempo pianificata.
Lo stesso argomento in dettaglio: Procedure in bassa visibilità. |
A seguito del disastro vennero colmate anche molte lacune normative nell'ambito dell'aviazione civile: in data 30 giugno 2003, l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile produsse un regolamento denominato Operazioni ogni tempo nello spazio aereo nazionale[33]; tale regolamento venne recepito dall'ENAV e tradotto il 25 novembre 2004 in un documento intitolato Disposizioni operative permanenti per le procedure in bassa visibilità.
Tali disposizioni costituiscono in Italia il codice di riferimento per piloti e controllori del traffico aereo ogni qual volta si verifichi una "visibilità generale inferiore a 800 metri o portata visiva di pista (Runway Visual Range – RVR) inferiore a 550 metri"[33].
Il 5 gennaio 2005 ENAV varò il primo Corso LVP (Low Visibility Procedures - Procedure in bassa visibilità) per i propri controllori di volo. Le regole LVP comprendono una serie di definizioni e prescrizioni per i controllori che effettuano "operazioni ogni tempo nello spazio aereo nazionale"[34].
Il 17 novembre 2001 venne costituito ufficialmente a Milano il "Comitato 8 ottobre per non dimenticare", associazione (e successivamente anche fondazione) che unisce tutti i familiari delle persone che quel giorno persero la vita. Il comitato, voce ed espressione di tutte le famiglie, organizza, coordina e patrocina numerose attività "per non dimenticare" quanto accaduto quel giorno e per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della sicurezza aerea, attraverso convegni e pubblicazioni. Per opera del comitato (e di molti comuni che hanno avuto vittime tra i loro cittadini), il 18 dicembre 2006 al Piccolo Teatro di Milano esordì lo spettacolo Linate 8 ottobre 2001: la strage dell'attore Giulio Cavalli. Grazie anche all'opera del comitato, numerosi Comuni italiani intitolarono alla memoria delle vittime una piazza o un viale.
Il 23 febbraio 2002 anche in Scandinavia si costituì un comitato "per non dimenticare", che unisce i familiari delle vittime scandinave che viaggiavano sul volo SK686: il nome dell'associazione è Skandinavisk förening för SK686, 8 oktober 2001.
Il disastro colpì molto gravemente anche la comunità svedese di go-kart in quanto sull'aereo c'erano alcuni dei suoi più promettenti piloti, di ritorno da un evento a Lonato. Dopo il disastro, il club nazionale degli sport automobilistici diede l'avvio a iniziative per la raccolta di fondi insieme con alcuni dei parenti delle vittime. La fondazione costituita concede assegni annuali ai giovani più promettenti del go-kart svedese.[35]
Il 24 marzo 2002 venne inaugurato, all'interno del Parco Forlanini prospiciente l'aeroporto, il Bosco dei faggi, composto di 118 piccoli faggi di diverse varietà, a ricordare il numero delle vittime dell'incidente, inizialmente un albero per ogni vittima; essendo il faggio un albero non adatto a crescere al livello del mare, gli esemplari che mancheranno rappresenteranno la caducità della vita.
Il giorno del primo anniversario della sciagura, in presenza dell'allora sindaco di Milano Gabriele Albertini, venne posata al centro del bosco l'opera intitolata Dolore Infinito, una scultura realizzata dall'artista svedese Christer Bording e donata dalla Sas ai familiari delle vittime[36]. Dolore Infinito, alta 230 centimetri, è composta da tre blocchi di granito di diverso colore posati su un basamento di pietra chiara e appoggiati l'uno all'altro al loro vertice superiore. I blocchi di granito di color marrone, rosso e nero sono stati estratti dalle cave della Svezia meridionale. La scultura si presenta con il lato interno di ciascuno dei tre blocchi perfettamente levigato e lucido, e con gli altri tre lati lasciati al grezzo. Sul lato lucido interno, ciascun blocco presenta una superficie concava.
La scultura nasce da un'antica tradizione scandinava che risale ad almeno il 500 a.C.: è a questo periodo infatti che risalgono le Bautastenar ("pietre di bauta"), monoliti che venivano eretti per consentire alle generazioni successive di ricordare luoghi di grande significato, in commemorazione di avvenimenti di grande importanza o per onorare i defunti. Erette in numero variabile e in posizione verticale, le Bautastenar non riportano iscrizioni.
Dolore Infinito è stata la prima Bautastenar realizzata dell'artista Christer Bording, nonché la prima in assoluto a essere esposta in un luogo pubblico in un Paese non scandinavo. Intorno alla scultura, disposti come a ricordare le file di sedili di un aereo, vi sono listelli di pietra incisa che riportano i nomi delle 118 vittime.
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Nell'incidente sono morti cittadini di dieci differenti nazionalità. La grande maggioranza è italiana.[37][38]
Nazionalità | SAS 686 | Cessna | Terra | Totale | ||
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Passeggeri | Equipaggio | Passeggeri | Equipaggio | |||
Danimarca | 15 | 2 | - | - | - | 17 |
Finlandia | 6 | 1 | - | - | - | 7 |
Germania | - | - | - | 2 | - | 2 |
Italia | 58 | - | 2 | - | 4 | 64 |
Norvegia | 3 | - | - | - | - | 3 |
Romania | 1 | - | - | - | - | 1 |
Iran | 1 | - | - | - | - | 1 |
Sudafrica | 1 | - | - | - | - | 1 |
Svezia | 17 | 3 | - | - | - | 20 |
Regno Unito | 1 | - | - | - | - | 1 |
Stati Uniti | 1 | - | - | - | - | 1 |
Totale | 104 | 6 | 2 | 2 | 4 | 118 |
Il disastro aereo di Linate è stato analizzato nella puntata Linate. Una tragedia italiana della undicesima stagione del documentario Indagini ad alta quota, trasmesso da National Geographic Channel.[39]
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